Quando la lama è vera, anche la paura lo è. E la tecnica smette di funzionare.

Difendersi da un coltello? Non come pensi

Quando si parla di difesa da coltello, è fondamentale partire da una premessa scomoda ma onesta: non esiste una vera difesa da coltello. O meglio, non esiste se per difesa intendiamo disarmare in sicurezza un aggressore realmente intenzionato a farci del male.

Il motivo non è solo tecnico. È emotivo, percettivo, istintivo.

Facciamo un esperimento. Leon ha tre coltelli:

  • uno di gomma,

  • uno da allenamento rigido ma non affilato,

  • e uno vero, affilato.

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Formazione

Ambito

Formazione

Anno

2024

Quando mostriamo il coltello di gomma, l’interlocutore (Alessandro, in questo caso) riesce senza esitazioni ad afferrare la mano, eseguendo la “tecnica” da manuale.
Con il coltello da allenamento, qualcosa cambia: l’occhio coglie la punta rigida, il corpo riconosce il pericolo e la reazione è più prudente.
Ma appena compare il coltello vero, tutto cambia drasticamente. Il corpo arretra d’istinto. Le mani non vanno verso il pericolo. Nessuna tecnica di disarmo regge all’impatto con la realtà biologica della paura.

E poi c’è un dettaglio che pochi considerano:
La mobilità del polso.
Anche se l’aggressore viene afferrato con il tempismo perfetto, basta un piccolo movimento del polso per ruotare la lama e ferire. E mentre l'altro cerca di trattenere, la sua mano si apre.
E io sono già pronto per la stoccata.

Le tecniche da video virali non tengono conto di una cosa: la realtà non è un tatami né un set cinematografico. In un’aggressione vera, serve prevenzione, consapevolezza, gestione emotiva e posizionamento strategico. Non illusioni pericolose.


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