Nella difesa personale non vince chi sa più tecniche, ma chi sa dove stare — e quando muoversi.

Distanza, tempismo, sopravvivenza
Nella difesa personale, due sono le vere chiavi di sopravvivenza: il controllo della distanza e il tempismo.
Tutti discutono su quale arte marziale sia più efficace, ma in strada non conta lo stile: conta dove ti trovi e quando agisci.
Le tre distanze da conoscere
Distanza di sicurezza: quella da cui l’aggressore non può colpirti. Frontale, laterale o posteriore, va sempre mantenuta appena possibile.
Distanza di ingaggio: l’area in cui una persona può colpirti o afferrarti senza avanzare. È qui che si decide tutto.
Distanza media: la più pericolosa. Spesso sottovalutata, è quella da cui partono i colpi più dannosi.
Se non puoi allontanarti (ad esempio perché hai un muro alle spalle), devi scegliere tatticamente il tuo posizionamento: mai restare frontalmente, mai davanti al braccio forte (il 95% delle persone è destrorso), sempre verso la via di fuga.
Categorie
Formazione
Ambito
Formazione
Anno
2024
Le mani come radar
Tenere le mani sollevate davanti a te, come antenne, serve a "invadere" lo spazio dell’aggressore, comunicando psicologicamente che non sei passivo, ma pronto.
E se lui si avvicina troppo, la scelta più intelligente non è restare fermi, ma chiudere la distanza per limitare l’efficacia dei suoi colpi — come fanno i pugili entrando nel clinch.
Occhio alle mani dietro
Se a distanza ravvicinata vedi una mano andare dietro, è probabile che stia cercando un’arma.
L’unico momento in cui è possibile intervenire è durante l’estrazione. Una volta che il coltello è visibile, l’unica strategia sicura è fuggire.
In difesa personale non serve dominare uno stile. Serve sapere dove non stare.
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